lunedì 29 dicembre 2008

Macaron, il primo morso non si scorda mai

Beurre salèe caramel macaron

Croccante fuori, morbido dentro...anche se sembra l'imitazione di uno spot di qualche anno fa, sceglierei queste parole per descrivere in poche parole un macaron a qualcuno che non l'abbia mai assaggiato. Ma c'è di più: su questo petit four tradizionale, negli ultimi anni tornato in voga anche attraverso i foodblog, si sono scritti libri interi. Così fragili e di delicata preparazione, eppure così indimenticabili per chi li prova.
Storicamente, a Parigi i macarons SONO Ladurée: la maison, fondata a metà Ottocento, incute il rispetto proprio dei "mostri sacri" della pasticceria francese, eppure proprio per questo secondo me il personale presta meno cura e cortesia al cliente, quasi a dire "tanto in ogni caso siamo i più famosi e gettonati lo stesso". Un po' intimorite dagli stucchi scintillanti della fastosa boutique di rue Royale, io e Simona entriamo e, in due secondi netti, la commessa chiede se abbiamo già deciso quale dolce prendere. Di macarons in vista, nemmeno l'ombra, ma ci viene indicata la lista plastificata su cui scegliere (ehm..). In sottofondo, il discreto caos della sala da tè dove molti avventori stanno pranzando. Insomma, uno spazio piccolo e sacrificato per i dolci, e ancora peggio per i clienti. Peccato. Usciamo con un Paris-Brest (io) e una millefoglie splendida (Simona) più 6 piccoli macaron.
Ladurèe
Ladurèe macarons (vanille-fleur d'orange)
Nulla da dire sui dolci (a parte la crema del Paris-Brest che era un po' troppo "ferma", poco cremosa). I macaron, a parte la scarsità di ganache all'interno, avevano una consistenza perfetta ma in alcuni casi non se ne riusciva a riconoscere il gusto (quello ai fiori d'arancio ad esempio, molto colorante ma ben poco aroma!). Ottimo quello alla vaniglia.
Ovviamente, avendo in programma un test di pasticceria al giorno , non si poteva evitare Sadaharu Aoki e soprattutto Pierre Hermé. Sono rimasta impressionata dalla precisione e del senso di minimalismo e ordine della boutique di Aoki (d'altronde propri della cultura giapponese): abbiamo consumato le nostre monoporzioni su un tavolino basso, in splendidi piatti quadrati in vetro dove il dolce, posto con religiosa cura (e guanti in lattice indossati al momento!)! dalle commesse, era ESATTAMENTE in posizione parallela ai margini, non un millimetro in più nè uno in meno, accompagnato da un bicchiere d'acqua (come per le degustazioni). Tutto perfetto, inaccepibile, chirurgico. Io ho testato un dolce di cui malauguratamente non ricordo il nome, ma gli esperti lo riconosceranno dalla foto, che alternava pasta di sesamo nero a un biscuit al the verde matcha e altri di chantilly (credo).
Sadaharu Aoki
Splendido come alternanza di consistenze e sapori inconsueti, meno entusiasmanti i fagioli rossi azuki contenuti nel rotolo al matcha provato successivamente (ma è solo gusto personale).
Ma veniamo al dunque, ovvero Hermé. Dopo tante recensioni, pareri e commenti strabiliati da tutto il mondo, non potevo che entrare nella piccola boutique di rue Bonaparte in religiosa ammirazione. Già solo l'ambiente, minimale ed elegante, sottolinea che i veri protagonisti sono LORO, i dolci. I commessi, giovani molto eleganti (e alcuni davvero degni di nota!) in divisa nera, sembrano tante macchinette operose e precise nel loro salutare, chiedere, inscatolare e servire. Il tutto lasciando il tempo al cliente di riprendersi dalla visione mistica e fare la propria scelta. Premesso, in quei giorni la collezione Fetish era "Infiniment vanille", forse quella che più di tutte mi attirava. Ergo, senza troppe esitazioni, due tartelettes della sopracitata collezione per noi, più sei macarons.
Infiniment vanille tartelettes
Marron and green tea macaron
Credo di poter affermare che quella tartelettes rimarrà il ricordo più indelebile nella mia mente: mai assaggiato nulla di più, di più..non ho nemmeno le parole per descriverlo...semplicemente divino! Dopo il primo morso, io e Simona ci siamo guardate, senza parole! Parlando di macarons, le farciture di ganaches sono più generose rispetto a Ladurée, e soprattutto i sapori sono definiti (comica la mia reazione addentando quello alla nocciola Piemonte e tartufo!). C'è l'innovazione di abbinamenti particolari, come in quello ai marroni e the verde, ma le basi della preparazione rimangono solide e perfette: i gusci crocanti e teneri all' interno, il sapore mai troppo stucchevole. E pensare che io non amo gli impasti "meringosi"! Inutile dire che, tornate il giorno seguente, abbiamo testato gli ultimi sei gusti che mancavano all'appello: nella mia classifica vince quello alla rosa, seguito dal Mogador (cioccolato e frutto della passione) e da quello al caramello al beurre salée. Ancora una volta, grazie ai foodbloggers che mi hanno fatto conoscere questo angolo di paradiso a Paris! Oltre che per la sua atmosfera da sogno, per la sua storia, per i suoi abitanti, credo che questa città rimarrà sempre nel mio cuore anche per la sua cultura gastronomica (e che scoperta!), giustamente valorizzata molto più di quanto non si faccia con quella italiana, altrettanto ricca e meritevole. 

lunedì 22 dicembre 2008

Sgranocchiare sotto l'albero-2

Gift choco

Ecco qui la seconda parte dei regalini golosi: cioccolato!
Non volendo rischiare pasticci con i cioccolatini stampati (cioè quelli ottenuti con il colaggio negli stampi di policarbonato, che possiedo da tempo), ho preferito puntare sui ricoperti, che si sono rivelati comunque non proprio uno scherzo!  Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando per iniziare a cimentarmi con il temperaggio del cioccolato, ho fatto i mendiants: delle placchette tonde in cioccolato su cui, da tradizione, vanno posti quattro tipi di frutta secca o candita di quattro diversi colori.
Mendiants
Ero un po' scettica sulla riuscita, anche perchè il mio termometro da cucina era ancora quello da carne: tempo che la lancetta inizi a muoversi, che il prodotto da misurare ha già cambiato tre volte temperatura (ricordo che per il temperaggio del cioccolato è fondamentale rispettare determinati valori, a seconda che sia fondente, al latte o bianco). Incredibile ma vero, forse la fortuna del principiante, fatto sta che ho fatto a malapena in tempo a fissare i pistacchi e i canditi sulle placchette che stavano già cristallizzando in meno di due minuti: ottimo segno, perchè significa che il temperaggio è avvenuto correttamente. E si vede anche dalla lucidità della superficie e dall'assenza di patine di burro di cacao. Indi per cui, ho cercato di preparare qualcosina di più elaborato per i miei regali: una pralina di cioccolato al latte, caffè e cardamomo con copertura di cioccolato fondente. A parte il divertimento di vedere le palline di ganache affondare nella copertura e poi estrarle con la forchettina tonda, qui forse il temperaggio non è ottimo (secondo il mio modesto parere, la copertura subisce sbalzi termici per l'immersione delle palline fredde di ganache e quindi non mantiene a lungo la tempera, indi per cui bisognerebbe avere l'apposita macchina temperatrice!). Il gusto però, è senza dubbio ottimo, e già che io non amo il cioccolato al latte...

Praline al caffè e cardamomo
Ingredienti
cioccolato al latte di buona qualità 200g
panna fresca 100g
cardamomo verde 5 capsule
estratto di caffè 2 cucchiaini (in mancanza usare caffè solubile)
cioccolato fondente di copertura 350g (almeno al 70%)

Preparare per prima la ganache: portare a ebollizione la panna con i semini di cardamomo, spegnere il fuoco e lasciare in infusione 15 miuti. Riportare ad ebollizione, filtrare e versare subito sul cioccolato al latte spezzettato, aggiungendo anche l'estratto di caffè. Mescolare energicamente cercando di ottenere una crema omogenea, che tenderà ad addensarsi velocemente. Conservare il composto coperto in frigo almeno tre-quattro ore. Tirare fuori e con un cucchiaino scavare piccole quantità di ganache, da rotolare tra le mani velocemente per formare delle palline (può aiutare una spolverata di zucchero a velo o burro sulle mani). Rimettere in frigo le palline, per averle ben sode al momento della copertura. 
Adesso viene il bello: il temperaggio!
Fase 1-fondere a bagnomaria o nel microonde il cioccolato, mescolandolo spesso ma lentamente con una spatola per non incorporare aria, portare ad una temperatura omogenea di 45°-50° (per il cioccolato fondente). Importante: durante tutto il processo nemmeno una goccia d'aria o sbuffo di vapore deve incontrare il cioccolato, che diverrebbe non più temperabile.
Fase 2-abbassare bruscamente la temperatura dei 2/3 del cioccolato (conservare in ciotola il restante 1/3) fino ad arrivare a 27°-29°. Questo processo si ottiene egregiamente spatolando il cioccolato su un piano in marmo o acciaio inox, muovendolo costantemente per far sì che raffreddi in modo omogeneo. Io purtroppo, in mancanza del marmo, ho utilizzato un bagnomaria ghiacciato continuando a mescolare.
Fase 3-Unire il cioccolato lasciato da parte a quello raffreddato, ottenendo una temperatura di 30°-31°, che è quella "di lavoro" per qualsiasi prodotto di cioccolateria, dalle uova di pasqua ai cioccolatini stampati.
A questo punto, molto velocemente, tuffare le palline di ganache nella copertura temperata, estrarle scolando l'eccesso e porle su un foglio di carta forno. Quando il fondente cristallizza, decorare volendo con cioccolato bianco in cornetto (possibilmente temperato anch'esso). Sicuramente il processo è da provare e riprovare prima di riuscire ad ottenere un buon risultato, ma con un buon termometro digitale (che ORA ho comprato) tutto è possibile...

domenica 21 dicembre 2008

Sgranocchiare sotto l'albero-1

Gift cookies

Lo so, lo so, mi stavo impegnando nel reportage su Parigi ed ora sono di nuovo sulle ricette...però Natale incombe e in questo periodo sto trascorrendo molti pomeriggi a sfornare, decorare, impacchettare. Anche grazie a tutto l'armamentario di utensili ed ingredienti presi a Paris, ho pensato di preparare un po' di cosine golose a tutti gli amici e qualche parente, quindi ecco qui il mio tris di biscottini: sablés al fleur de sel, al cacao e nocciole, al cocco.
Sablés al fleur de sel
Ingredienti
farina 00 270g
zucchero a velo 110g
burro 170g
uovo 1
vaniglia 1 bacca
fleur de sel 5g
Ammorbidire il burro e sabbiarlo con la punta delle dita assieme al sale, la farina e i semini estratti dalla bacca di vaniglia. Aggiungere zucchero e uovo, e lavorare con una spatola quanto basta per ottenere grosse briciole (non usare troppo le mani che col loro calore farebbero affiorare facilmente il burro). Compattare in un panetto e far riposare almeno 2 ore in frigo. Riprendere il panetto e stenderlo allo spessore di 5 mm circa, tagliare i biscotti della forma desiderata (io ho fatto tanti quadratini) e farli riposare ancora 1 ora in frigo. Infornare a 160° per circa 20 minuti togliendoli appena sono coloriti sui bordi.
Sablés al cacao e nocciole
Ingredienti
farina 00 200g
zucchero 90g
burro 130g
tuorli 3
caca0 20g
farina di nocciole 60g
sale 2g
Stesso procedimento della ricetta precedente, compresi i riposi in frigorifero. 
Biscottini al cocco
Ingredienti
farina 00 100g
cocco rapè 90g
zucchero di canna 50g
zucchero 20g
burro 50g
uovo 1
bacca di vaniglia 1
Stesso procedimento della prima ricetta, compresi i riposi in frigorifero.
Gift cookies

giovedì 11 dicembre 2008

Intermezzo culinario: il pandolce di Serena

Pandolce zeneise (Genoa pandolce)

Giusto per non restare troppo tempo senza cucinare, qualche giorno fa  ho deciso di lanciarmi nella preparazione di uno dei mostri sacri della nostra cucina genovese: il pandolce basso, detto antico (come se quello alto fosse moderno....boh?) seguendo la ricetta della mia concittadina e amica virtuale, Serena. Volendolo regalare a Natale, dovevo per forza testare la ricetta in anticipo! Beh, cosa dire...una gioia! Prendersi il tempo per 4 lievitazioni, tra una e l'altra passare l'aspirapolvere, farsi la doccia, comprare l'ultimo etto di canditi mancanti e alla fine infornare e sentire il profumo delizioso che riempie la casa (a parte qualche uvetta che è andata a finire sul fondo del forno, gonfiandosi in modo ridicolo e carbonizzandosi!)...
Pandolce zeneise (Genoa pandolce)
Per una volta, trattandosi di ricetta tradizionale, non ho cambiato nemmeno una virgola rispetto all' originale che si trova qui, ho solo ripartito la dose (500g di farina) in 6 pandolcini piccoli. La consistenza è compatta e briciolosa al punto giusto. Devo ancora testare la loro durata, ma se continuo di questo passo non so se arrivano al prescritto mese di vita! Grazie Sere!

lunedì 8 dicembre 2008

Shopping gourmande, ovvero come fare fuori i regali natalizi a novembre!

Shopping gourmande


Continuando con il report dei giorni parigini, un capitolo a parte merita la giornata di shopping tutto culinario che mi ha visto, come in preda di un raptus, visitare una serie di almeno 5 negozi a tema con una media di un'ora per negozio!
Nelle mie visite precedenti alla Ville Lumiére, ancora ignara della mia futura passione culinaria, probabilmente ero già passata davanti all'enorme vetrina verde bottiglia di Dehillerin  e magari mi ero anche soffermata con curiosità, ma senza entrare. Questa volta, supportata dall'enorme pazienza di Simona (che si è fatta quasi contagiare dal mio raptus) sono entrata nella caverna delle meraviglie: dal pavimento all'alto soffitto, disposti su vecchi ripiani in legno e appesi con spaghi, ci sono tutti gli utensili che si possano immaginare; l'impressione è un po' quella di un enorme ferramenta dove tutto è catalogato in ordine con etichette e codici, e commessi di una certa età portano camici blu. Dalle pentole in rame stagnato ai cercles à tarte della foto di cui mi sono subito impossessata, dai coltelli ai chinois di ogni dimensione, c'è veramente di tutto. I prezzi, essendo un fornitore per professionisti, sono bassi ma bisogna aggiungere le tasse (una specie di IVA). 1° bottino: una spatola angolata, 4 cerchi per tartelettes più uno grosso, uno stampo quadrato per mousses, un tappetino Exopat, due forchettine per praline (per la copertura).
Dehillerin window
Seconda tappa, molto vicina alla precedente (come sempre a Parigi: i negozi di articoli simili tra loro sono tutti raggruppati): Simon. Più "ordinario", piccolo e moderno del precedente nell'impostazione degli spazi, ma qui si trovano in aggiunta anche contenitori monouso (verrines in plexiglas, sottotorta, pirottini) ed elettrodomestici (compreso l'aerografo per cioccolato). Persino i taglieri in marmo per il temperaggio del cioccolato... 2°bottino: un pacchetto da 100 pirottini col bordo rigido, per me introvabili a Genova.
Mora
Poi Mora: nonostante le origini antiche, un grande negozio moderno e fornitissimo di utensili, recipienti, contenitori in carta usa-e-getta per dolci (purtroppo disponibili solo in confezioni intrasportabili), coloranti e decorazioni-miniatura in zucchero veramente stupende. Momento comico quando il giovane commesso in camice bianco che correva da una parte all'altra del negozio (assumere qualcun'altro no?) ha letteralmente travolto una cliente! Poi, trafelato, arriva uno chef in tanto di divisa che aveva urgentemente bisogno di non so quale materiale...senza far perdere il buonumore al titolare! 3°bottino: un pacco che non smaltirò in una vita di 200 piccoli sottotorta dorati per tartelettes (me ne ero innamorata in una pasticceria appena testata).
Labels
4° tappa obbligata: Librairie gourmande. Letteralmente un paradiso: solo libri di cucina ed il piano superiore dedicato interamente a boulangerie e patisserie! Dalla manualistica per gli studenti e apprendisti fino "alle bibbie" di Pierre Hermè e Paco Torreblanca, veri e propri mattoni! La titolare, che all'inizio sembrava spazientita dal nostro continuo sfogliare, appena abbiamo iniziato a chiederle consigli ha iniziato a tirare fuori libri su libri, spigando le caratteristiche di ognuno (se era più tecnico e più di immagine, ecc). PH10 ovviamente sfogliato ma escluso in partenza per il peso ed il costo (sigh). Dopo una difficile decisione, ho optato per un volume di Stèphane Glacier, che da oggi rientra nella lista dei pasticceri preferiti: questo. All'interno, oltre alle solite foto spettacolari, anche le sequenze per immagini della preparazione e il disegno-schema della composizione. Dettagli precisi, le ricette base in fondo...non potevo non prenderlo! Ovviamente ero tentata anche dall'ultima uscita di Hermè sui macarons, ma il portafoglio dava già segni di cedimento! In aggiunta, in un'altra libreria, avevo già preso il "Larousse des desserts"...
Detou window
Immancabile Detou: contrariamente alle aspettative molto piccolo, ma con tutto ciò che serve (specialmente l'introvabile cioccolato Valrhona) e soprattutto con prezzi irrisori per quanto rigurda frutta secca e spezie. Unica brutta sorpresa: le coperture Valrhona esistevano solamente in pacchi da 3kg, di nuovo troppo pesanti! Il costo era ottimo, ma moltiplicato per 3 kg iniziava ed essere tantino, così ho optato per una copertura monorigine di Cacao Barry ( "solo" 1kg) ed un Valrhona per ganache e altri usi (altro chiletto). Oltre a ciò: una provetta da sei bacche di vaniglia Madagascar, farina di nocciole, vasetto di fave tonka (il profumo è strabiliante, era da un po' che la cercavo), sfogliette di crepes dentelles.
Infine, la Grande Epicerie de le Bon Marchè: di nuovo aspettative sconvolte. Già visualizzavo uno dei soliti negozietti-gioielleria con confezioni di Fauchon e foie-gras per pochi eletti. Passando davanti alle porte ci accorgiamo che l' Epicerie ha tutto l'aspetto (e le dimensioni) di un grande magazzino a sè stante: veramente una meraviglia! L'organizzazione è quella di un supermercato con corsie e scaffali, reparto freschi e confezioni, banco del pane, dei dolci, dei tè, di qualsiasi cosa! Si viene presi da una certa frenesia, e con l'idea di svaligiare letteralmente tutto, si inizia a tentare un percorso sensato tra gli scaffali. Tutto inutile, adocchio il reparto del sale e poi rimbalzo a quello dei sablè bretoni, uno sguardo ai vini e birre dello sperduto monastero, uno ai pain d'epices e speculoos, poi di nuovo al cioccolato (qui solo confezioni e tavolette però). I prezzi, confrontandoli con quelli di alcuni supermercati della città, erano identici. I prodotti stranieri ovviamente più cari, ma già quelli francesi bastavano e avanzavano decisamente! Potendo conservarli, avrei fatto un giro anche al banco dei formaggi e dei latticini. Alla fine mi sono decisa per: melange di 4 spezie, fleur de sel di Guerande,  cioccolato e biscotti per parentado, estratto di caffè.
Lascio a voi immaginare a fine giornata le mie braccia (altro che palestra!) e le mie finanze....:) 

Indirizzi:
Dehillerin 18-20, rue Coquillière
A. Simon 48-52, rue Montmartre
Mora 13, rue Montmartre
Librairie Gourmande 92-96, rue Montmartre
Detou 58, rue Tiquetonne
La Grande Epicerie 38, rue de Sèvres

giovedì 4 dicembre 2008

Il mattino ha l'oro in bocca

Petit dejeuner
Chausson au poire e clafoutis au pommes

Nel delirio generale delle mie foto, ho scelto di iniziare il racconto dalle basi, ovvero PANE (e boulangeries in genere). Dunque, il discorso sarebbe sterminato parlando della Francia, dove fare il pane è più che un mestiere: quasi un'istituzione la baguette fasciata nella carta sotto il braccio dei parigini! Nel mio viaggio ero in compagnia di Simona, una carissima amica di Torino, con cui condivido mestiere e passione per il buon cibo, beh e per i dolci manco a parlarne...

Con un'organizzazione degna di un tour operator, abbiamo programmato tutte le visite gastronomiche in modo da vedere, provare, commentare più posti possibili (ovviamente sulla base dei consigli dei blog che seguo, in primis Sigrid che in proposito aveva pubblicato una splendida
guidina su Parigi). Essendo la mia terza volta a Parigi non avevo il "dovere" di tutte le classiche visite turistiche, e mi sono invece gustata con calma tutte le viuzze di St Germain de Près, i negozi particolari sparsi nel Marais, o i posticini un po' nascosti. Poi ovviamente shopping selvaggio, finchè il mio portafoglio ha dato forfait (circa il terzo giorno)!

Dunque, la nostra provvisoria residenza era in rue Oberkampf, nell' 11 arrondisment, una zona che non avevo mai esplorato. Il quartiere è molto "familiare": molti negozi di alimentari (immancabili i pakistani e cinesi aperti fino a tardi), un mercato domenicale nel vicino boulevard, bar. Ovviamente lontano come atmosfera dalle zone più chic, ma molto carino. E soprattutto, almeno cinque boulangeries nel giro di 100 mt! Quindi la prima mattina, colazione sotto casa con i due soggettini della prima foto. Purtroppo non mi sono appuntata questo primo indirizzo! Molto buono lo chausson (traduzione letterale: calzone), il clafoutis a detta di Simona non eccezionale, forse un po' troppo cotto.

Poilane

Non poteva mancare Poilâne: mi aspettavo trionfi di mille pani diversi e conditi, grandi ambienti, invece la piccola e quasi timida vetrina ispira aria di semplicità, come a dire: qui ci sono poche cose, ma buone! Appena entrate una delle tre carinissime signore presenti ci ha offerto dei frollini da una enorme cesta, poi la mia scelta è caduta sul pain chocolat, che era il dolce fisso di quando, coi genitori, vidi Parigi per la prima volta (potere del cioccolato).

Petit dejeuner chez Poilane

Da notare il classico involtino di carta arrotolato agli angoli che sostituisce il classico sacchetto di carta nostrano. Che dire, la sfoglia era SFOGLIA! Tutti i pani e panbrioche del negozio ispiravano molta fiducia e l'odore, beh, unico. Peccato non esserci tornate, ma c'erano così tanti posti da provare!

Pain au chocolat

Tutta un'altra questione da Eric Kayser: di nuovo grande cura delle basi lievitate ma molte più varietà di pane, ai fichi, alle noci, olive, uvetta, qualsiasi tipo di cereale...peccato solo per l'atmosfera meno cordiale rispetto a Poilâne, un po' da "catena" di negozi come in effetti è. Con tanto di coda fuori! Magari abbiamo beccato solo noi il commesso frettoloso...resta il fatto che il pane (abbiamo provato panini all' uvetta ed ai cereali) è veramente ottimo. Morbido, ben lievitato, niente affatto pesante. Credo di non aver praticamente mai mangiato del pane così qui a Genova (che scoperta, eh?)
Nei giorni successivi le nostre colazioni si sono svolte regolarmente in un'altra boulangerie (Gana) sotto casa, che ha inaugurato il giorno dopo il nostro arrivo: la cosa strabiliante è che una parte di laboratorio era stata lasciata a vista, dietro pareti in vetro, e quindi mentre sceglievo cosa sgranocchiare sbirciavo il ragazzo che formava le baguettes della giornata. La padrona che serviva poi, gentilissima ogni giorno a sopportare le nostri comprensibili indecisioni!
Indirizzi:
-Poilâne, 8 rue du Cherche-Midi
-Eric Kayser, 14 rue Monge
-Gana, rue Oberkampf incrocio rue Jacquard (non ho il numero civico!)
Prossima puntata: acquisti culinari!

They wait outside

Quelli che..apettano fuori dalle boulangerie!

martedì 2 dicembre 2008

Peracotta is back!

Cafè

Solo un assaggio dell'atmosfera magica di Paris che ogni volta riesce a stregarmi...nei prossimi giorni seguirà report dettagliato di tutti i tour e le spese (g)astronomiche. A bientot!